Intervista  “Lunaria”

Com’è nato il progetto?

L’idea di “Lunaria” è nata nel 2012, in seguito alla partecipazione ad un corso di composizione ed improvvisazione jazz tenuto da Stefano Battaglia a Siena, corso al quale partecipai con il mio “Daniele Vinello Trio”, accompagnato cioè da Dario Zennaro alle chitarre e Davide Michieletto alla batteria, e per il quale ho iniziato a comporre musica alla ricerca di maggiori spazi e nuove sonorità. Le composizioni scritte per quel seminario manifestarono chiaramente un nuovo stadio del mio percorso creativo, la ricerca di un’identità che rappresentasse pienamente il mio percorso musicale e le mie principali passioni, unendo quindi il carattere acustico improvvisativo della musica jazz con gli spazi della musica da camera ed i suoni e l’aspetto concettuale della musica rock progressiva e psichedelica. Un po’ come voler unire Miles Davis con Ravel e i Pink Floyd.

A chi ti ispiri?

“Lunaria” è un “concept album”, è musica che racconta una storia, idea introdotta da Berlioz con la Sinfonia Fantastica e la musica programmatica, e sublimazione della concezione musicale e del fare musica del rock progressivo degli Anni’70. Posso dire quindi di essermi ispirato principalmente a lavori di gruppi come Genesis, Yes, Pink Floyd, Jethro Tull, ma anche a quello che oggi secondo me è il più interessante prosecutore di questa tradizione musicale che è Steven Wilson.

Che genere musicale lo rappresenta?

È difficile definire con un genere questo progetto: di sicuro un musicista e compositore che ha influenzato moltissimo il mio nuovo modo di scrivere musica è il contrabbassista tedesco Eberhard Weber, figura fondamentale per la definizione del sound legato all’etichetta tedesca ECM, esempio per me straordinario di chi è riuscito a far confluire musica classica, jazz e rock nella propria originale cifra stilistica.

Di cosa parla?

Per elaborare questo progetto di mi sono cimentato per la prima volta nella stesura di un racconto. Tutto è partito da una pianta che ha attirato la mia attenzione, la “Lunaria”, così chiamata perché le tonde foglie della pianta, una volta seccate, assumono un colore dorato così da ricordare la luna piena. La stessa pianta viene però anche chiamata “Money Plant”, per l’associazione con le monete, ed è da questa dicotomia che ho tratto il seme per la mia storia. Ho così inventato il personaggio di Larry Craven, milionario che all’apice del successo scopre di aver ancora a disposizione soltanto pochi mesi di vita. Questa rivelazione lo spinge in un profondo stato di depressione e lo costringe ad una rivalutazione della propria intera esistenza e delle sue priorità. Ma da questo stato ne esce con l’elaborazione di un nuovo sogno, una nuova missione: morire sulla luna.

Come continua il racconto?

“Lunaria” è stato concepito come primo capitolo di una storia più ampia che si svilupperà nel mio prossimo disco e che prevede una novità che già sarà introdotta nei concerti di presentazione: le mie nuove composizioni saranno infatti costituite da un testo ed una linea vocale. Oltre alla veste di musicista e compositore, indosserò, dunque, anche quella di autore e cantante, dimensioni che a questo punto del mio percorso sento indispensabili e necessarie alla realizzazione della mia visione musicale.

(di Elena Ferrarese)